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La fede: dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Accesso diretto al sito vaticano: Catechismo 142-165

 

PARTE PRIMA

LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA - “IO CREDO” - “NOI CREDIAMO”

 

26 Quando professiamo la nostra fede, cominciamo dicendo: “Io credo” oppure “Noi crediamo”. Perciò, prima di esporre la fede della Chiesa, così come è confessata nel Credo, celebrata nella Liturgia, vissuta nella pratica dei comandamenti e nella preghiera, ci domandiamo che cosa significa “credere”. La fede è la risposta dell'uomo a Dio che gli si rivela e gli si dona, apportando nello stesso tempo una luce sovrabbondante all'uomo in cerca del senso ultimo della vita. Prendiamo anzitutto in considerazione questa ricerca dell'uomo (capitolo primo), poi la Rivelazione divina attraverso la quale Dio si manifesta all'uomo (capitolo secondo), infine la risposta della fede (capitolo terzo). 

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PARTE PRIMA - LA PROFESSIONE DELLA FEDE

SEZIONE PRIMA - “IO CREDO” - “NOI CREDIAMO”

CAPITOLO TERZO -  LA RISPOSTA DELL'UOMO A DIO

 

142 Con la sua Rivelazione “Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2]. La risposta adeguata a questo invito è la fede.

 143 Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l'uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore [Cf ibid., 5]. La Sacra Scrittura chiama “obbedienza della fede” questa risposta dell'uomo a Dio che rivela [Cf Rm 1,5; Rm 16,26 ].

 

Articolo 1

 IO CREDO

 

I. L'obbedienza della fede

 144 Obbedire (ob-audire”) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta.

 

Abramo - “il padre di tutti i credenti”

 145 La Lettera agli Ebrei, nel solenne elogio della fede degli antenati, insiste particolarmente sulla fede di Abramo: “Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava” ( Eb 11,8 ) [Cf Gen 12,1-4 ]. Per fede soggiornò come straniero e pellegrino nella Terra promessa [Cf Gen 23,4 ]. Per fede Sara ricevette la possibilità di concepire il figlio della promessa. Per fede, infine, Abramo offrì in sacrificio il suo unico figlio [Cf Eb 11,17 ].

 146 Abramo realizza così la definizione della fede data dalla Lettera agli Ebrei: “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” ( Eb 11,1 ). “Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia” ( Rm 4,3 ) [Cf Gen 15,6 ]. Grazie a questa forte fede, [Cf Rm 4,20 ] Abramo è diventato “padre” di tutti coloro che credono ( Rm 4,11; Rm 4,18 ) [Cf Gen 15,5 ].

 147 Di questa fede, l'Antico Testamento è ricco di testimonianze. La Lettera agli Ebrei fa l'elogio della fede esemplare degli antichi che “ricevettero” per essa “una buona testimonianza” ( Eb 11,2; Eb 11,39 ). Tuttavia “Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi”: la grazia di credere nel suo Figlio Gesù, “autore e perfezionatore della fede” ( Eb 11,40; 147 Eb 12,2 ).

 

Maria - “Beata colei che ha creduto”

 148 La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l'obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l'annunzio e la promessa a Lei portati dall'angelo Gabriele, credendo che “nulla è impossibile a Dio” ( Lc 1,37 ), [Cf Gen 18,14 ] e dando il proprio consenso: “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” ( Lc 1,38 ). Elisabetta la salutò così: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” ( Lc 1,45 ). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata [Cf Lc 1,48 ].

 149 Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, [Cf Lc 2,35 ] quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere “nell'adempimento” della Parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.

 

II. “So a chi ho creduto” ( 2Tm 1,12 )

Credere in un solo Dio

 150 La fede è innanzi tutto una adesione personale dell'uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l'assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato. In quanto adesione personale a Dio e assenso alla verità da Lui rivelata, la fede cristiana differisce dalla fede in una persona umana. E' bene e giusto affidarsi completamente a Dio e credere assolutamente a ciò che Egli dice. Sarebbe vano e fallace riporre una simile fede in una creatura [Cf Ger 17,5-6; 150 Sal 40,5; Sal 146,3-4 ].

 

Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio

 151 Per il cristiano, credere in Dio è inseparabilmente credere in Colui che Egli ha mandato, “il suo Figlio prediletto” nel quale si è compiaciuto ( Mc 1,11 ); Dio ci ha detto di ascoltarlo [Cf Mc 9,7 ]. Il Signore stesso dice ai suoi discepoli: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” ( Gv 14,1 ). Possiamo credere in Gesù Cristo perché Egli stesso è Dio, il Verbo fatto carne: “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” ( Gv 1,18 ). Poiché Egli “ha visto il Padre” ( Gv 6,46 ), è il solo a conoscerlo e a poterlo rivelare [Cf Mt 11,27 ].

 

Credere nello Spirito Santo

 152 Non si può credere in Gesù Cristo se non si ha parte al suo Spirito. E' lo Spirito Santo che rivela agli uomini chi è Gesù. Infatti “nessuno può dire: "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo” ( 1Cor 12,3 ). “Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio... Nessuno ha mai potuto conoscere i segreti di Dio se non lo Spirito di Dio” ( 1Cor 2,10-11 ). Dio solo conosce pienamente Dio. Noi crediamo nello Spirito Santo perché è Dio.

La Chiesa non cessa di confessare la sua fede in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

III. Le caratteristiche della fede

 

La fede è una grazia

 153 Quando san Pietro confessa che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù gli dice: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” ( Mt 16,17 ) [Cf Gal 1,15; 153 Mt 11,25 ]. La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da Lui infusa. “Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 5].

 

La fede è un atto umano

 154 E' impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all'intelligenza dell'uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario alla nostra dignità “prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela” [Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3008] ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.

 155 Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: “Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam - Credere è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 2, 9; cf Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3010].

 

La fede e l'intelligenza

 156 Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo “per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare”. “Nondimeno, perché l'ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione” [Concilio Vaticano I: Denz.- Schönm., 3009]. Così i miracoli di Cristo e dei santi [Cf Mc 16,20; Eb 2,4 ] le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità “sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza”, sono “motivi di credibilità” i quali mostrano che l'assenso della fede non è “affatto un cieco moto dello spirito” [Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm., 3008-3010].

 157 La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire. Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all'esperienza umana, ma “la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale” [San Tommaso d'Aquino, Summa teologiae, II-II, 171, 5, ad 3]. “Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio” [John Henry Newman, Apologia pro vita sua].

 158 “La fede cerca di comprendere ”: [Sant'Anselmo d'Aosta, Proslogion, proem: PL 153, 225A] è caratteristico della fede che il credente desideri conoscere meglio colui nel quale ha posto la sua fede, e comprendere meglio ciò che egli ha rivelato; una conoscenza più penetrante richiederà a sua volta una fede più grande, sempre più ardente d'amore. La grazia della fede apre “gli occhi della mente” ( Ef 1,18 ) per una intelligenza viva dei contenuti della Rivelazione, cioè dell'insieme del disegno di Dio e dei misteri della fede, dell'intima connessione che li lega tra loro e con Cristo, centro del Mistero rivelato. Ora, “affinché l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 5]. Così, secondo il detto di sant'Agostino, “credo per comprendere e comprendo per meglio credere” [Sant'Agostino, Sermones, 43, 7, 9: PL 38, 258].

 159 Fede e scienza. “Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3017]. “Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36, 2].

 

La libertà della fede

 160 Per essere umana, la risposta della fede data dall'uomo a Dio deve essere volontaria; “nessuno quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà. Infatti l'atto di fede è volontario per sua stessa natura” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 10; cf Codice di Diritto Canonico, 748, 2]. “Dio chiama certo gli uomini a servire lui in spirito e verità, per cui essi sono vincolati in coscienza ma non coartati... Ciò è apparso in sommo grado in Cristo Gesù” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 11]. Infatti, Cristo ha invitato alla fede e alla conversione, ma a ciò non ha affatto costretto. Ha reso testimonianza alla verità”, ma non ha voluto “imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno ... cresce in virtù dell'amore, con il quale Cristo, esaltato in croce, trae a sé gli uomini” [Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 11].

 

La necessità della fede

 161 Credere in Gesù Cristo e in colui che l'ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati [Cf Mc 16,16; Gv 3,36; Gv 6,40 e. a]. “Poiché "senza la fede è impossibile essere graditi a Dio" ( Eb 11,6 ) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non "persevererà in essa sino alla fine" ( Mt 10,22; 161 Mt 24,13 )” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm. , 3012; cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., ].

 

La perseveranza nella fede

 162 La fede è un dono che Dio fa all'uomo gratuitamente. Noi possiamo perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia Timoteo: Combatti “la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede” ( 1Tm 1,18-19 ). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; [Cf Mc 9,24; Lc 17,5; Lc 22,32 ] essa deve operare “per mezzo della carità” ( Gal 5,6 ), [Cf Gc 2,14-26 ] essere sostenuta dalla speranza [Cf Rm 15,13 ] ed essere radicata nella fede della Chiesa.

 

La fede - inizio della vita eterna

 163 La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio “a faccia a faccia” ( 1Cor 13,12 ), “così come egli è” ( 1Gv 3,2 ). ( 1Gv 3,2 ). La fede, quindi, è già l'inizio della vita eterna:

 Fin d'ora contempliamo come in uno specchio, quasi fossero già presenti, le realtà meravigliose che ci riservano le promesse e che, per la fede, attendiamo di godere [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 15, 36: PG 32, 132; cf San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 4, 1].

 164 Ora, però, “camminiamo nella fede e non ancora in visione” ( 2Cor 5,7 ), e conosciamo Dio “come in uno specchio, in maniera confusa..., in modo imperfetto” ( 1Cor 13,12 ). La fede, luminosa a motivo di Colui nel quale crede, sovente è vissuta nell'oscurità. La fede può essere messa alla prova. Il mondo nel quale viviamo pare spesso molto lontano da ciò di cui la fede ci dà la certezza; le esperienze del male e della sofferenza, delle ingiustizie e della morte sembrano contraddire la Buona Novella, possono far vacillare la fede e diventare per essa una tentazione.

 165 Allora dobbiamo volgerci verso i testimoni della fede: Abramo, che credette, “sperando contro ogni speranza” ( Rm 4,18 ); la Vergine Maria che, nel “cammino della fede”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 58] è giunta fino alla “notte della fede” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 18] partecipando alla sofferenza del suo Figlio e alla notte della sua tomba; e molti altri testimoni della fede. “Circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” ( Eb 12,1-2 )

 

 Articolo 2

 NOI CREDIAMO

 166 La fede è un atto personale: è la libera risposta dell'uomo all'iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l'esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.

 167 “Io credo”: [Simbolo degli Apostoli] è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. “Noi crediamo”: [Simbolo di Nicea-Costantinopoli, nell'originale greco] è la fede della Chiesa confessata dai vescovi riuniti in Concilio, o, più generalmente, dall'assemblea liturgica dei credenti. “Io credo”: è anche la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire: “Io credo”, “Noi crediamo”.

 

I. “Guarda, Signore, alla fede della tua Chiesa”

 168 E' innanzi tutto la Chiesa che crede, e che così regge, nutre e sostiene la mia fede. E' innanzi tutto la Chiesa che, ovunque, confessa il Signore, [Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia - Te la santa Chiesa confessa su tutta la terra] e con essa e in essa, anche noi siamo trascinati e condotti a confessare: “Io credo”, “Noi crediamo”. Dalla Chiesa riceviamo la fede e la vita nuova in Cristo mediante il Battesimo. Nel “Rituale Romano” il ministro del Battesimo domanda al catecumeno: “Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?”. E la risposta è: “La fede”. “Che cosa ti dona la fede?”. “La vita eterna”.

 169 La salvezza viene solo da Dio; ma, poiché riceviamo la vita della fede attraverso la Chiesa, questa è nostra Madre: “Noi crediamo la Chiesa come Madre della nostra nuova nascita, e non nella Chiesa come se essa fosse l'autrice della nostra salvezza” [Fausto di Riez, De Spiritu Sancto, 1, 2: CSEL 21, 104]. Essendo nostra Madre, la Chiesa è anche l'educatrice della nostra fede.

 

II. Il linguaggio della fede

 170 Noi non crediamo in alcune formule, ma nelle realtà che esse esprimono e che la fede ci permette di “toccare”. “L'atto (di fede) del credente non si ferma all'enunciato, ma raggiunge la realtà (enunciata)” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 1, 2, ad 2]. Tuttavia, queste realtà noi le accostiamo con l'aiuto delle formulazioni della fede. Esse ci permettono di esprimere e di trasmettere la fede, di celebrarla in comunità, di assimilarla e di viverne sempre più intensamente.

 171 La Chiesa, che è “colonna e sostegno della verità” ( 1Tm 3,15 ), conserva fedelmente “la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte” ( Gd 1,3 ). E' la Chiesa che custodisce la memoria delle Parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli. Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e con ciò stesso a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza e nella vita della fede.

 

III. Una sola fede

 172 Da secoli, attraverso molte lingue, culture, popoli e nazioni, la Chiesa non cessa di confessare la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre [Cf Ef 4,4-6 ]. Sant'Ireneo di Lione, testimone di questa fede, dichiara:

 173 “In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede..., conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca” [Sant' Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2].

 174 “Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo. . . ” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2]. “Il messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2].

 175 “Questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, la conserviamo con cura, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 1, 10, 1-2].

 

In sintesi

 176 La fede è un'adesione personale di tutto l'uomo a Dio che si rivela. Comporta un'adesione della intelligenza e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé attraverso le sue opere e le sue parole.

 177 “Credere” ha perciò un duplice riferimento: alla persona e alla verità; alla verità per la fiducia che si accorda alla persona che l'afferma.

 178 Non dobbiamo credere in nessun altro se non in Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

 179 La fede è un dono soprannaturale di Dio. Per credere, l'uomo ha bisogno degli aiuti interiori dello Spirito Santo.

 180 “Credere” è un atto umano, cosciente e libero, che ben s'accorda con la dignità della persona umana.

 181 “Credere” è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. “Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre” [San Cipriano di Cartagine, De catholicae unitate Ecclesiae: PL 4, 503A].

 182 “Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata” [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 20].

 183 La fede è necessaria alla salvezza. Il Signore stesso lo afferma: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” ( Mc 16,16 ).

 184 “La fede è una pregustazione della conoscenza che ci renderà beati nella vita futura” [San Tommaso d'Aquino, Compendium theologiae, 1, 2].

 

 

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