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1° incontro: Prof. Simone Olianti

Mendicanti di luce. Gesù incontra il cieco Bartimeo  (Mc 10, 46-52)

Incontro a Marciola del 22 novembre 2014

Relatore: prof. Simone Olianti 

LE CRISI DELLA VITA: DAL SENSO DI FALLIMENTO

ALL’ESPERIENZA DELLA GRAZIA.

 

Nei momenti difficili della crisi siamo messi alla prova. Viene alla luce quello che abbiamo nel cuore (Deut. 8,1-6). Siamo tentati d’incredulità e di idolatria.

Recitando il Sal. 146 ho letto: “Il Signore rialza chi è caduto”. Accanto al verso del salmo, una chiosa a lapis: “Poteva non farlo cadere!”. Perché Dio permette che io cada? Quale senso si nasconde dentro la crisi?

La crisi ci spinge oltre. Ad andare oltre. Ci rimette in cammino. Occorre che qualcuno ci aiuti a disvelare la presenza di Dio nei fatti della nostra vita. Dov’è Dio in quel fatto? Cosa c’entra con la crisi del mio lavoro o del mio matrimonio? Dov’è Dio quando piango o bestemmio la vita?

La fede non è sicurezza dell'evidenza ma certezza nella speranza. La speranza che Dio agisce nell’oscurità. Quando non vedi e non speri più. Perché devi andare “oltre”, non fermarti alle sicurezze che ti farebbero sedere, accomodare, non camminare più. La crisi ti spinge al cammino. Ma occorre un pane che ti dia forza e sostegno: la sua grazia.

Se hai il coraggio di vedere al buio, di camminare anche se è notte, puoi percepire, prima flebilmente, poi con forza sempre più grande che Dio è presente, che è sempre stato presente, più intimo a te di quanto tu lo sia a te stesso.

LA CRISI: TEMPO DI PURIFICAZIONE E DI GRAZIA.

-La crisi è inevitabile. Tutti gli uomini sperimentano prima o poi dei fallimenti, delle perdite.

-La crisi ci mette di fronte a noi stessi, ai nostri limiti, alle nostre paure, alla nostra incapacità di amare.

-La crisi rivela le ferite del nostro cuore e le nostre idolatrie.

-La crisi conduce al disincanto. Il disincanto è l’anticamera del cinismo, oppure dell’umiltà, che è la verità di se stessi.

-Nella crisi sperimenti il grido di Bartimeo (Mc. 10,46-52). Non hai appoggi umaniTenti di appoggiarti ma non hai appoggi. Tutti ti dicono di tacere: il tuo grido profondo viene dall’angoscia e provoca angoscia. Vivi così la solitudine, l’incomprensione. Un senso profondo di vuoto e d’angoscia..

Il tuo cuore è tentato di bestemmiare Dio, il silenzioso, l’impotente: sperimenti la morte. Dov’è Dio? Fai l’esperienza che il contrario della vita non è la morte, ma quella mancanza di speranza e di amore, che quando giunge a livelli intollerabili, rende la morte e ciò che alla morte conduce, preferibile alla via.

-Sei come Bartimeo: cieco (non vedi via d’uscita, non ti accorgi delle cose buone e belle che sono nella tua vita, non vedi le persone che Dio ti ha posto accanto) e mendicante (chiedi amore graffiando e aggredendo, senza dignità, disposto a qualunque cosa pur di sentirti vivo!), lungo la strada (Mc. 10,46) (senza dimora, senza casa. Ti senti “buttato fuori” dalla vita, non ti senti mai a casa ma come in un esilio forzato e perenne).

-Senti, perché qualcuno te l’ha detto, che Gesù sta passando e cominci a gridare: Gesù, abbi pietà di me! (Mc. 10,47). Non hai più nulla da difendere, né niente da perdere. Sei ormai cieco e mendicante: non hai rispetto di te stesso né il rispetto degli altri. Vogliono farti tacere ma puoi solo gridare, gridare dal profondo dell’angoscia, del tuo cuore ferito: “Dio, se ci sei, ascoltami! Abbi pietà di me!”

-Il grido del cuore, come un vagito infantile, tocca il cuore di Dio, Gesù si ferma e ti chiama. Ma questa chiamata non è sempre diretta. Egli si serve di una persona, di più persone per chiamarti. Qualcuno che lo segue, un po’ incredulo e forse indurito, ma che lo segue e che ti dice: ” Coraggio,! Alzati, ti chiama!”.

-Il tuo grido è stato sentito, ma sei ancora in terra, seduto lungo la strada. Devi scuoterti, sfidare la tua sfiducia, scrollare le sicurezze che pensavi ti sorreggessero. Soltanto allora puoi balzare in piedi, rimetterti in piedi, davanti a Gesù.

-È il balzo della fede, della fiducia infantile di chi ha sperimentato la cecità, il vuoto, la solitudine. Devi chiedere. Tu che non hai mai voluto chiedere niente perché ce la facevi da solo, perché non avevi bisogno di nessuno. Bastavi a te stesso.

Adesso hai bisogno degli altri. Hai bisogno di un Altro. Hai bisogno della vita, di occhi nuovi che ti facciano rivedere ciò che non vedi più: tua moglie, i tuoi figli, i tuoi amici. Perché questa è la cecità: non vedere più ciò che sei, ciò che hai. Sono lì vicino a te, in casa tua, ma non li vedi.

-La tua fiducia ti ha salvato. Sperimenti la grazia di un incontro che ti cambia, non la tua vita, ma il tuo modo di vederla e di viverla. Ciò che prima era oscuro, adesso è illuminato; tendono alla chiarità le cose oscure e agli occhi piace vedere la luce.

-Chi ti ha ridato occhi per vedere e il gusto di vedere è la luce del mondo, che illumina ogni uomo.

-Sei ancora sulla strada, dietro di Lui e non hai più paura ... Perché Lui è diventato la tua strada ed il tuo senso.

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