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Visitazione della B.V. Maria: 31 maggio 2013

Per l'anno della fede 2012-2013, mons. Fausto Tardelli, vescovo di S. Miniato, visita la parrocchia di Santa Maria a Scandicci e presiede il corteo che si snoda per le vie cittadine per accompagnare le riproduzioni della Madonna di Lourdes e Bernadette fino alla grotta nei giardini della Meridiana.

La Festa del 'Magnificat', la Visitazione, prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è 'teofora' e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l'incontro fra la giovane madre, Maria, l'ancella del Signore, e l'anziana Elisabetta simbolo degli aspettanti di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l'annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l'Annunciazione e al nascita del Battista. (Mess. Rom.)

 

VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA 
Festa
 

LETTURE: Sof 3, 14-18; Cant 2,8.10-14; Lc 1, 39-56
 

Il  mese che la devozione popolare cristiana vuole dedicato in particolare al culto della Madre di Dio si chiude con la festa liturgica che ricorda il secondo «mistero gaudioso». Maria vergine andò sollecita dalla cugina Elisabetta per offrire i servizi che una giovane donna può compiere per una donna anziana, che attende di diventare madre. Maria fu pure mossa dal desiderio di comunicare alla cugina la gioia che essa provava per la «meraviglia» operata in lei dal Signore. A queste ragioni umane Luca ne aggiunge un’altra di ordine divino.
Il  frasario che egli usa per riferire il fatto fa capire che l’abitazione di Dio in mezzo agli uomini si colloca su un nuovo piano anche nella persona di Maria. Mentre porta il suo bambino, ella è la vera dimora di Dio e come tale viene riverita dalla cugina. Ecco dunque che Dio viene ad abitare fra gli uomini, ma la dimora non e più un tempio di pietra è una persona! D’ora innanzi non sarà più con le pietre che si edificherà la abitazione di Dio sulla terra, ma con la fede, la carità, la dedizione, la speranza. La festa della «Visitazione» è stata celebrata dai Francescani fin dal secolo XIII. Papa Bonifacio IX la introdusse nel calendario universale della Chiesa e Clemente VIII (1608) compose i testi liturgici dell’officiatura precedente l’ultima riforma. Tradizionalmente celebrata il 2 luglio, questa festa è stata anticipata dal nuovo calendario per armonizzarla con la memoria degli avvenimenti del Vangelo lungo l’anno liturgico, ponendola tra l’Annunciazione del Signore il 25 marzo e la nascita di Giovanni Battista il 24 giugno.
L’Eucaristia, mentre celebra oggi il fatto della visita di Maria alla cugina Elisabetta, attua la incessante «visita» di Dio alla sua Chiesa e alla nostra assemblea, per fare di ognuno un «portatore di Cristo».
 

    

  

Maria magnifica il Signore che opera in lei

Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)

«L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva     d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.

 

 

 

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