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Sant'Agostino - Card. Silvano Piovanelli - 6 giugno 2013

Nell'incontro del 6 giugno 2013, per il Cammino di Contemplazione per l'Anno della Fede 2012-2013, il Card. Silvamo Piovanelli, arcivescovo emertito di Firenze, illustra, alternando alla adorazione eucaristica, la figura di sant'Agostino.

Silvano Piovanelli figura nel novero dei più illustri discepoli del cardinale Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze, da cui ricevette l'ordinazione sacerdotale nel Duomo di Santa Maria del Fiore e che gli fu maestro di vita e di fede fin dagli esordi della carriera ecclesiastica. Della generazione di Piovanelli, con il quale divisero i tempi del seminario, meritano una speciale menzione presbiteri fiorentini quali Lorenzo MilaniDanilo Cubattoli ed Ernesto Balducci che con lui hanno avuto un ruolo importante nella storia della Chiesa fiorentina del XX secolo.

Si dimise, per limite di età, il 21 marzo 2001. Il 21 febbraio 2004 diviene cardinale non elettore, per il raggiungimento degli 80 anni d'età. Dal 2001 al 2005 è stato presidente della FIES (Federazione Italiana Esercizi Spirituali).

Al termine del video e dei testi la preghiera di "Consacrazione al Sacro Cuore", la cui Festa è il 7 giugno.

 

Direttamente dagli appunti del card. S. Piovanelli.

 

VITA ETERNA - Adorazione Eucaristica a San Martino a Campi Bisenzio - 6.6.2013


1

Nel racconto della vedova di Nain: due folle si incontrano: la grande folla che con i discepoli seguiva Gesù e la moltitudine intorno ad un feretro. lo credo davvero alla vita eterna oppure sono tra quelli che vivono nella tristezza della morte?

 

Il bisogno di credere ad una vita dopo la morte è nel profondo del cuore dell'uomo.

Sant'Agostino, in una lettera indirizzata a Proba, una vedova romana benestante e madre di tre consoli, scrissi una volta: In fondo vogliamo una sola cosa – "la vita beata", la vita che è semplicemente vita, semplicemente "felicità" ... Non sappiamo che cosa vorremmo veramente; non conosciamo questa "vera vita"; e tuttavia sappiamo che deve esistere un qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale ci sentiamo spinti (lettera a Proba).

(Benedetto XVI) " La parola "vita eterna" cerca di dare un nome a questa sconosciuta realtà conosciuta. Possiamo soltanto cercare di uscire col nostro pensiero dalla temporalità della quale siamo prigionieri e in qualche modo presagire che l'eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità.

 

-        Sarebbe il momento dell'immergersi nell'oceano dell'infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell'essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia".

(Benedetto XVI, Enciclica "ape salvi", n.12, 2007)

 

"Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino.  Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che da soli non possiamo raggiungere.

- L'uomo ha nel succedersi dei giorni molte speranze – più piccole o più grandi – diverse nei diversi periodi della sua vita. A volte può sembrare che una di queste speranze Io soddisfi totalmente e cher non abbia bisogno di altre speranze. Nella gioventù può essere la speranza del grande e appagante amore; la speranza di una certa posizione nella professione, dell'uno o dell'altro successo determinante per il resto della vita.

 

Quando però queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era, in realtà, il tutto. Si rende evidente che l'uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere.

Benedetto XVI, Enciclica Spe salvi, n.30, 2007).

 


2

-          Il nome imposto dall'angelo al Figlio di Dio che per opera dello Spirito diventa Figlio di Dio indica la sua missione di fondo: "Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21). La parola salvezza è una delle parole più nobili del vocabolario umano. I progetti di liberazione umana sono progetti di liberazione parziale e non totale. La salvezza cristiana è liberazione da tutto il male, il male morale che è il peccato e quello costitutivo dell'essere umano che è la finitezza e la morte.

  • Ecco Gesù che si avvicina al feretro del giovane portato alla sepoltura e "tocca la basa". I portatori si fermano e lui dice al giovane: "Ragazzo, dico a te, àlzati!". Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.E la gente diceva: "Un grande profeta è sorto tra noi!" e "Dio ha visitato il suo popolo".

 

Dunque, la salvezza cristiana non indica solo la liberazione del peccato, ma anche liberazione dai limiti della creaturalità e della finitezza: in sostanza, nel vocabolario cristiano, salvezza significa assimilazione alla situazione del Figlio incarnato, immissione nel circuito di vita trinitaria, vera e propria divinizzazione.

  • Evidentemente, la divinizzazione non rende uguali a Dio, che rimane il Totalmente Altro, l'Essere infinito per la sua stessa essenza. La divinizzazione è un dono, una chiamata, una partecipazione, una adozione, che però cambia radicalmente la natura di colui che è stato adottato, elevandola al di sopra di se stessa.

"Filli in Filio" (E. Mersch). Figli di adozione accanto all'unico Figlio per natura.

" Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo" (Rom 8,17)

Se l'immortalità è l'ultima parola a cui è arrivata con tentennamenti e difficoltà , la ragione umana, la risurrezione è l'ultima parola della rivelazione biblica, che conferma e oltrepassa la prima affermazione. "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simile a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1 Gv 3,2)

 

"Un giorno, l'ultimo davvero, attraverseremo anche il mare. È il giorno in cui l'ultimo nemico, la Morte, sarà vinto. Allora, lungo il fiume di fuoco, i vincitori della bestia prenderanno in mano non più i tamburelli di pelle morta, ma le arpe celesti e canteranno eternamente il Cantico di Mosè : E vidi come un mare di vetro, misto a fuoco, e in piedi sulla riva di questo mare stavano i vincitori della bestia, della sua immagine e del numero del suo nome, reggendo le arpe sacre. Essi cantavano il cantico di Mosè, il servitore di Dio, e il cantico dell'Agnello" (Ap 15,2-3).

Così dalle rive del Mar Rosso, attraverso tutte le tappe della storia della salvezza, il Cantico di Mosè ripercoterà i suoi echi per l'eternità" (1. Daniélou).

 

" Quale gioia quando mi dissero: / "Andremo alla casa del Signore!".

Già sono fermi nostri piedi / alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita / come città unita e compatta.

È là che salgono le tribù / le tribù del Signore,

secondo la legge d'Israele, / per lodare il nome del Signore.

Chiedete pace per Gerusalemme: / vivano sicuri quelli che ti amano:

sia pace nelle tue mura / sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici / io dirò: "Su dite sia pace!".

Per la casa del Signore nostro Dio, / chiederò per te il bene " SALMO 12


3

Voglio ascoltare Gesù che parla nella sinagoga di Cafarnao (Gv, 6) ... quella moltiplicazione dei pani aveva entusiasmato la gente (volevano farlo re!).

Ad un certo punto del su discorso: " Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui, abbia la vita eterna; e io Io risusciterò nell'ultimo giorno (Gv, 6,40). E la gente: "Ma costui non è il figlio di Giuseppe? e di lui non conosciamo il padre e la madre? come può costui dire: "Sono disceso dal cielo" ?

"In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna".

 

Annunzio shock: "lo sono il pane di vita. Pensate all'importanza del pane nel deserto, eppure i vostri padri sono morti.

Questo è il pane disceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia!".

Vi immaginate le discussioni fra la gente ! ...

Ma Lui non molla e insiste: In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne dei Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita".

 

È comprensibile lo sconcerto delle persone ...

La fede è messa a dura prova ... ma solo se tu credi hai la vita eterna.

 

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me" (Gv 6,54-58).

 

"Questa parola è dura e chi può ascoltarla?" (Gv 6,60)

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?

Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parola di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6, 67-69)

 


4

"Luoghi" per imparare ed esercitare la speranza (Benedetto XVI, Spe salvi )

 

1.    La preghiera come scuola della speranza.

Sant'Agostino (commento alla Prima Lettera di Giovanni definisce la preghiera come un esercizio del desiderio. Il cuore è troppo stretto per la realtà assegnata. "Rinviando il suo dono, Dio allarga il nostro desiderio e dilatandolo lo rende più capace di accogliere Lui stesso".

"Supponi che Dio ti voglia riempire di miele. Se tu, però, sei pieno di aceto, dove metterai il miele?". Affinché la preghiera sviluppi questa forza purificatrice deve, da una parte, essere molto personale, un confronto del mio io con Dio, con il Dio vivente.

Dall'altra deve essere guidata e illuminata dalle grandi preghiere della Chiesa.

 

2.    Agire e soffrire come luoghi di apprendimento della speranza.

Se per la mia vita o per il momento storico apparentemente non ho più niente da sperare, solo la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell'Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un'importanza, solo una tale speranza può, in quel caso, dare ancora il coraggio di operare e proseguire.

Come l'agire anche la sofferenza fa parte dell'esistenza umana.. .

Far crescere la capacità di accettare la tribolazione e in essa maturare, di trovare senso mediante l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore.

Soffrire con l'altro, per gli altri, soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell'amore e per diventare una persona che ama veramente.

Nelle prove veramente gravi deve far mia la decisione definitiva di anteporre la verità al benessere, alla carriera, al possesso,la certezza della vera, grande speranza diventa necessaria.

Inserire e offrire le piccole fatiche del quotidiano nel grande com-patire di Cristo che entrano così a far parte del tesoro di compassione di cui il genere umano ha bisogno.

 

  1. II Giudizio come luogo di apprendimento e di esercizio della speranza.

Impossibilità che l'ingiustizia della storia abbia l'ultima parola ...

Il Giudizio non è un'immagine terrificante, ma un'immagine di speranza, per noi forse addirittura l'immagine decisiva della speranza.

 

" A te alzo i miei occhi, / a te che siedi nei cieli.

Ecco come gli occhi dei servi / alla mano dei loro padroni,

come gli occhi di una schiava / alla mano della sua padrona,

così i nostri occhi al Signore nostro Dio / finché abbia pietà di noi " ( SALMO 123 )

 


 

"ATTINGEREMO CON GIOA ALLE SORGENTI DELLA SALVEZZA"

FESTA DEL SACRO CUORE, venerdì 7 giugno 2013

 

CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE

Io.........., dono e consacro al Cuore adorabile di Gesù
la mia persona e la mia vita,
le mie azioni, pene e sofferenze
per non più servirmi di alcuna parte del mio essere,
se non per onorarlo, amarlo e glorifícarlo.

E' questa Ca mia irrevocabile volontà:
essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore,
rinunciando a tutto ciò che può dispiacergli.

Ti scelgo, Sacro Cuore di Gesù,
come unico oggetto del mio amore,
custode della mia vita,
pegno della mia salvezza,
rimedio della mia fragilità e incostanza,
riparatore di tutte Ce colpe della mia vita
e rifugio sicuro nell’ora della mia morte.

Sii, o Cuore di bontà e di misericordia,
la mia giustificazione presso Dio Padre
e allontana da me la sua giusta indignazione.
Cuore amoroso di Gesù, pongo in te la mia fiducia,
perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza,
ma spero tutto dalla tua bontà.
Distruggi in me quanto può dispiacerti.

Il tuo puro amore s'imprima profondamente nel mio cuore
in modo che non
possa più dimenticare o essere separato da te. 
Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te,
poiché voglio vivere e morire come tuo vero devoto.
Sacro Cuore di Gesù, confido in te!

(di S. Margherita Maria Alacoque)


 

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