Divina-Misericordia.eu

Il sito della Divina Misericordia - Firenze

Sabato 12 gennaio 2013: L'adorazione perpetua

 

Siamo qui davanti a Gesù Eucarestia per celebrare la Festa  della Sua  Presenza Reale  in questo luogo, dove da 111 anni è esposto di giorno e di notte per un’Adorazione incessante in questa piccola Ostia, segno visibile di questo Sacramento d’Amore.

Qui, dove ha scelto di porre la Sua tenda nel cuore della città di Firenze…per essere oasi di pace e di AMORE per tanti uomini e donne che in questi lunghi anni hanno sostato davanti a Lui per ricevere speranza e  consolazione sperimentando la tenerezza della Sua Misericordia.

E noi qui, oggi, vogliamo esprimere unanimi un “grazie” sincero dal profondo del cuore per la vita della Beata Teresa Maria della Croce,  che il Signore  ha chiamato ad essere Sua Sposa nell’ordine del Carmelo Teresiano e le ha chiesto di istituire l’Adorazione Eucaristica in quel lontano 11 gennaio del 1902.  

Per questo, all’inizio di questa giornata di ringraziamento e di lode  vogliamo soffermare la nostra attenzione sul Mistero grande di questa Presenza del Signore nascosta nel segno di una piccola ostia. Le riflessioni di questo tempo di preghiera si soffermeranno nella prima ora sulla vita d’infanzia nascosta nel Mistero Eucaristico, nella seconda ora su come questa vita d’Amore offerta del Figlio diventi sorgente di gioia purissima per quanti l’accolgono e custodiscono nel cuore.

 

Cantiamo insieme: SEI TU SIGNORE IL PANE

 

 

1° Meditazione:  piccolezza e povertà

Vogliamo addentrarci nel Mistero dell’Amore Misericordioso di Dio che spinge la Persona del Verbo dal trono regale della Sua Dimora ad abbassarsi fino alle profondità della terra e raggiungere la fragile natura umana per risanarla e ricondurla a Se’. Gesù, L’Amato Figlio del Padre, entra nel tempo facendosi uomo nelle sembianze di un bambino e vi rimane, per esigenza d’amore, nel segno di una piccola Ostia. L’intera Sua esistenza terrena è canto d’Amore obbediente al Padre, dai primi vagiti a Betlemme all’ultimo respiro sulla Croce, è vita di Figlio che si affida ed abbandona nella via di una dipendenza docile e amorosa…vita di Figlio Salvatore che  salva restando fino alla fine  il Bambino povero di Dio. Nella culla di Betlemme come sull'altare Eucaristico, Gesù è il piccolo e delizioso granello di manna che sazia l’anima assetata di felicità e di amore nel deserto e nel pellegrinaggio di questa vita.

 

Ascoltiamo: Dal libro del profeta Isaìa (9, 1-3.5-6): Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: "Consigliere ammirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace".

 

Contempliamo:

Accogliamo e, soprattutto, “facciamo nostre” le parole del Papa, mentre contempliamo il grande evento salvifico rivelatoci in Betlemme: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9, 5). Ciò che Isaia, guardando da lontano verso il futuro, dice a Israele come consolazione nelle sue angustie ed oscurità, l’Angelo, dal quale emana una nube di luce, lo annuncia ai pastori come presente: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 11). Il Signore è presente. Da questo momento, Dio è veramente un “Dio con noi”. Non è più il Dio distante, che, attraverso la creazione e mediante la coscienza, si può in qualche modo intuire da lontano. Egli è entrato nel mondo. È il Vicino. “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2, 12; cfr 16). Il segno di Dio, il segno che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore. Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza. Ma il suo segno ci invita alla fede e all’amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio. Egli possiede il potere ed è la Bontà. Ci invita a diventare simili a Lui. Sì, diventiamo simili a Dio, se ci lasciamo plasmare da questo segno; se impariamo, noi stessi, l’umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell’amore”

 

Riflettiamo:

Il primo aspetto su cui desideriamo soffermare la nostra attenzione è quello della piccolezza. Se il segno di  Dio è un piccolo Bambino e, come ci ricorda il Papa, è la Sua umiltà, noi possiamo riconoscerlo oggi in quello stupendo segno d’Amore che Lui ha voluto inventare per continuare nello spazio e nel tempo il Mistero della Sua incarnazione: la Santissima Eucarestia dove Lui è Presente nel segno di una fragile ostia.  Ma per accogliere nell’oggi della storia il Mistero grande di questo dono d’Amore e rendere attuale l’opera della Sua salvezza in noi,  è indispensabile compiere anche noi quel percorso di abbassamento seguendo le orme del Divino Maestro. E poiché il nostro Dio è misericordia in modo particolarissimo per le creature «po­vere», che riconoscono  la loro picco­lezza spirituale  e si comunica ad esse in proporzione alla povertà del loro cuore, è urgente entrare in questa logica della “vita nuova” dove tutto viene ribaltato da un Dio-Bambino che salva mendicando amore per far entrare le creature  nella sua stessa “via d’infanzia” attraverso i passi dell’abbandono e dell’abbassamento. E’ il cammino pa­squale della croce che spoglia progressiva­mente l'anima con una grande spolia­zione, senza la quale la felicità promessa ai poveri di spirito è pura illusione per introdurla  nella purezza dell’amore sul modello di Gesù.

Silenzio: 5 minuti

 

Preghiamo:

Signore Gesù, aiutaci a comprendere che la via dell’incarnazione è via di abbassamento nella terra scura del nostro quotidiano. O Divino Salvatore facci entrare sempre più nella Tua vita d’infanzia totalmente sottomessa alla Volontà del Padre in ogni ora della tua esistenza, lontana dai riflettori del mondo. Liberaci dall’illusione di valere nella misura del nostro avere , del nostro sapere, del nostro potere, del nostro agire, per farci gustare la gioia della vera libertà di chi sentendosi piccolo e povero attende tutto e solo dall’Amore. Facci capire che solo con Te possiamo vivere una vita autentica, libera da attaccamenti e condizionamenti per poter rispondere anche noi il nostro “fiat” alla chiamata dell’Amore. Ma aiutaci anche a non restare sulla soglia di casa, timorosi di entrare nel concreto della vita quotidiana rifugiandoci nella sfera di un intimismo spirituale infruttuoso. Facci “perdere” e spendere con Te laddove la Provvidenza ci chiede di percorrere i nostri passi, fiduciosi che solo la vita totalmente donata minuto per minuto per amore darà frutti di vera gioia.

 

Cantiamo: Oh, oh, oh, adoramus te, Domine. Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.

 

Silenzio : 10 minuti

 

 

2° Meditazione : sottomissione e nascondimento

Ascoltiamo: dal Catechismo della Chiesa Cattolica

53, 532, 533 Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, [Cf Gal 4,4] vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era "sottomesso" ai suoi genitori e che "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,51-52). Nella sottomissione di Gesù a sua madre e al suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo della obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: "Non . . . la mia volontà . . . " (Lc 22,42). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto [Cf Rm 5,19 ]. La vita nascosta di Nazaret permette ad ogni uomo di essere in comunione con Gesù nelle vie più ordinarie della vita quotidiana.



Contempliamo:

Soffermiamo ora il nostro sguardo sulla vita d’infanzia nascosta in famiglia. Il Figlio di Dio, per il quale e dal quale sono tutte le cose, trascorse 30 lunghi anni dentro le mura della casa di Nazaret condividendo la condizione di tanti  giovani del suo tempo attraverso un’esistenza vissuta sottomessa alla Volontà di Dio nella serenità dell’affetto delle relazioni, nella fedeltà a un lavoro impegnativo, nella preghiera personale e familiare, nell’osservanza della Legge di Dio e delle regole della comunità. Il Figlio di Dio in silenzio, obbediente e sottomesso per 30 anni. Contemplando la vita di Nazaret intessuta di amore, lavoro, silenzio e preghiera lo sguardo si perde nel mistero di quella vita nascosta, lontana e dimentica agli occhi del mondo per riportarci di nuovo lì, nel cuore del Tabernacolo. Lo stesso Gesù ignorato dai sapienti e dai grandi del suo tempo è rimasto nascosto e sconosciuto nel corso dei secoli nel segno del pane consacrato. Eppure Lui è lì, oggi come allora, nascosto in una piccola ostia per  continuare a vivere con noi, per noi, in noi. Gesù, «chiuso» per amore dietro la porta dei tabernacoli  attende che un'anima fedele gli renda visita, gli ren­da grazie e sia felice di vivere, ella pure, umile e nascosta.

 

Riflettiamo:

Contemplando il mistero della vita nascosta di Gesù durante gli anni della sua esistenza terrena e nelle ostie consacrate nei tabernacoli di tutta la terra il cuore si apre allo stupore… la Sua Presenza discreta e silenziosa suscita in noi sentimenti di profonda gratitudine mentre il cuore canta e adora! Non poteva il Figlio di Dio “imporsi” mostrando la Sua Gloria onnipotente? Lui, Creatore e Signore di tutte le cose ha scelto la strada dell’oblio e del nascondimento per essere silenziosa Presenza d’amore quando camminava nelle vie della Palestina e ora chiuso nei tabernacoli ignorato e dimenticato dalla maggior parte degli uomini.  Se vogliamo sempre più entrare nella Sua stessa vita per essere progressivamente assimilati in Lui, in tutto conformati alla Sua vita divina, non possiamo non ripercorrere la sua stessa via di nascondimento. Se pensiamo alle nostre smanie di essere amati, considerati, riconosciuti, apprezzati scopriamo quanto sia lungo ancora il percorso! Quante volte in famiglia, non amando come Lui ama, mettiamo in mostra i difetti degli altri quando dovremmo tacerli e le nostre azioni meritevoli quando dovremmo nasconderle! La vita nascosta di Gesù Eucarestia ci invita ad amare in silenzio purificando le nostre intenzioni. Preoccupiamoci di vivere sconosciuti, desiderando di essere visti da Lui solo, curando di fare attenzione a nascondere solo nel Suo Cuore tutto il bene che operiamo.

Silenzio: 5 minuti

 

Preghiera di S. Francesco a Gesù Eucarestia

Ecco, ogni giorno tu ti umili,
come quando dalla sede regale
discendesti nel grembo della Vergine;
ogni giorno vieni a noi in apparenza umile;
ogni giorno discendi
dal seno del Padre sopra l'altare
nelle mani del sacerdote.
E come ai santi Apostoli
apparisti in vera carne, così ora ti mostri a noi
nel pane consacrato;
e come essi con lo sguardo fisico
vedevano solo la tua carne ma,
contemplandoti con gli occhi della fede;
credevano che tu eri Dio,
così anche noi,
vedendo pane e vino
con gli occhi del corpo,
vediamo e fermamente crediamo
che il tuo santissimo Corpo e Sangue
sono vivi e veri.
In tal maniera tu, Signore,
sei sempre presente con i tuoi fedeli
così come tu stesso dici:
Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo.

(Dalla "Prima Ammonizione")

 

Cantiamo: Oh, oh, oh, adoramus te, Domine. Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.

Silenzio : 10 minuti

 

 

3° meditazione: offerta e sacrificio

Ascoltiamo: Dalla Lettera agli Ebrei (cap. 4, 14-18)

Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza.

Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo:Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono

 

Contempliamo:

Il percorso di contemplazione della vita d’infanzia del Figlio di Dio ci conduce adesso al cuore dell’obbedienza al Padre. La sua vita donata ad ogni istante come risposta all’Amore del Padre diventa adesso “sacrificio d’amore” consumato nel Suo Corpo interamente offerto come vittima di espiazione per il peccato dell’uomo. Tutti gli atti di obbedienza del Figlio, da quelli piccolissimi di ogni istante a quelli più sofferti conducono  adesso a quell’unico atto di immolazione di Se’ nel totale annientamento. Qui Gesù  è il Sommo Sacerdote che offrendo Se stesso in una sofferenza indicibile  è in grado di provare compassione dell’afflizione  degli uomini e di fare Suo il grido di dolore dell’umanità di tutti i tempi.

Il Santo Padre Benedetto XVI° ci ricorda che: "La preghiera non ci esenta dalla prova e dalle sofferenze, ma ci permette di viverla e affrontarla con una forza nuova, con la stessa fiducia di Gesù, il quale – secondo la Lettera agli Ebrei - «nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo dalla morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (5,7). La risposta di Dio Padre al Figlio, alle sue forti grida e lacrime, non è stata la liberazione dalle sofferenze, dalla croce, dalla morte, ma è stata un esaudimento molto più grande, una risposta molto più profonda; attraverso la croce e la morte Dio ha risposto con la risurrezione del Figlio, con la nuova vita. La preghiera animata dallo Spirito Santo porta anche noi a vivere ogni giorno il cammino della vita con le sue prove e sofferenze, nella piena speranza, nella fiducia in Dio che risponde come ha risposto al Figlio.”

 

Riflettiamo:

Due sono le necessità dell’uomo: L’amore e il dolore. L’amore che impedisce di commettere il male, il dolore che ripara il male. Questa è la scienza da apprendere: saper amare e saper soffrire. Gesù è venuto a santificare il dolore, soffrendo il Dolore per noi e fondendo i nostri dolori relativi al Suo infinito. Dando così merito al dolore e ad ogni dolore.

Da  questa visione di fede tanti uomini e donne, giovani o anziani,  religiosi e laici di ogni tempo, di ogni luogo, cultura e  condizione sociale hanno compreso la gioia della compartecipazione alla missione di Cristo. La sofferenza accolta per amore diventa  mezzo per essere salvatori oltre che salvati…  Perché solo coloro che hanno compreso e che vogliono sapienza e santità, amano il soffrire. La croce, dopo essere stata considerata oggetto di orrore, fu esaltata per aver portato Gesù, divenendo strumento di redenzione. I crocifissi, dopo essere stati provati nel dolore, saranno esaltati per aver compiuto in loro quanto mancava alla Sua Passione.

Silenzio 5 minuti

 

Preghiamo:

Signore Gesù, vivo e vero nel Sacramento della Santissima Eucarestia, Ti ringraziamo per l’immenso dono del Tuo Amore. Ti ringraziamo perché il Tuo Corpo offerto a noi per amore è nutrimento delle nostre anime,che ci da’ vita e ci sostiene nelle ore liete e tristi della vita. Dacci la grazia di comprendere con tutti i santi che “senza di Te non possiamo fare niente” e che solo l’Eucarestia è sorgente di gioia profonda ed indicibile, perché comunione totale d’amore dove Tu  ti perdi in noi e noi ci perdiamo in Te per trasformare  le nostre povere esistenze  fragili e ferite in esistenze trasfigurate dalla Grazia del Tuo amore misericordioso. Facci comprendere con tutti i santi che potremo vivere poveri di tutto, ma non potremo mai fare a meno di Te, unico Pane vero  per la nostra fame di vita e d’amore.

SILENZIO: 10 MINUTI

 

Concludiamo con la preghiera di Giovanni Paolo II°

Tu, divino Viandante,

esperto delle nostre strade

e conoscitore del nostro cuore,

non lasciarci prigionieri

delle ombre della sera.

 

Sostienici nella stanchezza,

perdona i nostri peccati,

orienta i nostri passi

sulla via del bene.

Benedici i bambini, i giovani,

gli anziani, le famiglie,

in particolare i malati.

Benedici i sacerdoti

e le persone consacrate.

Benedici tutta l’umanità.

 

Nell’Eucaristia

ti sei fatto “farmaco d’immortalità”:

dacci il gusto di una vita piena,

che ci faccia camminare

su questa terra

come pellegrini fiduciosi e gioiosi,

guardando sempre

al traguardo della vita

che non ha fine.

Rimani con noi, Signore! Amen.

                     (Giovanni Paolo II)

 

 

Litanie alla Eucarestia

Ripetiamo insieme. Noi t’adoriamo

 

Canto finale: Pane di vita nuova