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COS’E’ LA PREGHIERA  PER   ME ?

 

“Credo che oggi, grazie ad una maturazione della mia fede di poter dire che, la PREGHIERA non importa cercarla fuori da noi stessi perché è già dentro di noi, il problema è che spesso non lo sappiamo. Cercare al di fuori di noi il profumo di Dio, si rischia di perdersi. Cercarlo nella propria anima è una delle cose più straordinarie che ti riserva la vita. Basta ascoltare la voce viva che è lì, nella tua anima E’ lì che troverai Dio»."   Mary

                                                                                                                                                                                                                                                                                          

Dunque, io penso che, se anche siamo stati educati alla spiritualità, alla religiosità fin da piccoli, o se uno sceglie il sacerdozio o altri ministeri della Chiesa, studia teologia per anni ecc…, non significa che la scoperta del Dio vero e la pratica autentica della fede sia più facile e scontata. Questi strumenti evolutivi possono essere l’impalcatura “buona e salda” per la ricerca spirituale e interiore  ma non il solo mezzo per la scoperta e , o la maturazione della vera essenza divina, cioè capire che in ognuno di noi c’è Dio e che Dio si manifesta soprattutto attraverso l’ascolto, l’umiltà, la sofferenza, il dolore. Si. Per la mia personale esperienza, quando ho iniziato a guardare dentro me stessa in preda allo sconforto, nel buio più tremendo ho visto la luce, occhi e segni luminosi di tanti colori mi hanno guidata spingendomi a riflessioni e a manifestare la gioia e la serenità che si può scoprire anche sulla via del calvario con Gesù.

Che cos’è tutto questo? Che vuol dire? Tutto questo sostegno è per me? Tante prove ho già superato ma io sono una peccatrice mi dicevo, inoltre non ho frequentato assiduamente la Chiesa fino a cinquant’anni, (cristiana, ma poco praticante) pur avendo ricevuto tutti i sacramenti…dal Battesimo, alla Cresima, alla Comunione, al Matrimonio religioso. Nel 1994 il divorzio! Per ben 18 anni come penitenza essendo convivente, ho rispettato l’astensione dal ricevere l’Eucarestia. E’ vero che, ho iniziato con la mia malattia veramente a pregare, poi altre circostanze dolorose della vita mi hanno portato nuovamente alla Confessione, all’assoluzione e a nutrirmi nuovamente  del corpo di Gesù. Qui il grande cambiamento! Dio è con me ho pensato e ora non mi abbandonerà e io non lascerò che niente ci divida!

Perché questo dono grande della fede proprio ora? Merito tutto ciò io?

Il grido della scoperta di Dio dentro di me è stata la preghiera sia individuale e silenziosa sia quella comunitaria e collettiva con altre anime sofferenti e non.

Dunque la preghiera per me è divenuta il grembo generatore” davvero, di una potenza forte, concreta ed essenziale per esprimere il mio credo e adorare Dio con tutta me stessa.

E’ questa la forza, intima e individuale che illumina il cammino della mia vita di fede, ma diviene nel contempo lo strumento raffinato ed efficace per irradiare anche la vita degli altri, per comunicare la scoperta straordinaria che è nella religione del Cristianesimo cioè del “Dio Amore” ed entrare anche con la Comunione-Eucarestia in comunione con Dio e con il mondo intero.

 

Credo, vedo, e sento ora che, l’atto di assoluzione che passa attraverso l’Eucarestia soprattutto preceduta dalla confessione  sia la preghiera per eccellenza che, unisce la penitenza - il sangue -sacrificio e l’ostia consacrata - il corpo-nutrimento come il legame speciale con Gesù, per il disegno di annuncio della salvezza dell’uomo e il messaggio concreto visibile a tutti per l’ evangelizzazione nel mondo.  Mi chiedo Eric:

 

QUESTI DUE RITI POSSONO ESSERE UN ESEMPIO DI PREGHIERA COLLETTIVA NELLA COMUNITA’ DEI CREDENTI?

 

Oh! Che bella scoperta, questo “diventare messaggeri” della scoperta di Gesù dentro se stessi! Devo dire che in me, povera anima sofferente, è maturata una sorta di assunzione di responsabilità di annunciare a chiunque, questo nuovo modo d’intendere e di vivere la vita, attraverso la testimonianza orale ma soprattutto con la preghiera, del valore del dolore e della crescita nella sofferenza per farsi uno con Dio. Sofferenza e severità della vita che tocca a tutti che lo si voglia o no, ci apparterrà poiché la morte è un appuntamento certo che, è stato a suo tempo preannunciato con la nascita. Questa, la nascita, come già ti ho espresso, secondo me è la vera responsabile della morte poiché nella nascita è implicita la morte ,l’una è complementare all’altra!

Da qui le parole: perché Dio mi porta via mio Padre….? Che Dio è se permette tutto ciò……?

Quando qualcuno muore, alcuni ritengono Dio responsabile e quando qualcuno nasce, mi chiedo, chi si ringrazia? In questo paradigma, si può trovare dentro noi stessi l’occasione per elevarsi a Dio nel ringraziamento del dono della vita, nell’affidarsi totalmente a lui e migliorare tanto, tanto se stessi anche in questi disegni tragici della malattia e del dolore.

La preghiera vera ora comincia per me sempre dopo la preghiera. Comincia dalla vita del giorno dopo. Comincia dall’istante in cui ci decidiamo a rispondere con fedeltà alla volontà di Dio. La vita, oggi vado dicendo che, nella sua severità è anche tanto straordinaria e sempre ho trovato delle dolci sorprese in fondo ai miei baratri. In tanti siamo testimoni fedeli di questo fenomeno inspiegabile.

La preghiera così diventa amore.

La preghiera è questo incontro personale dell’anima con Dio. È il sentirsi inabitati dalle Tre Persone Divine ,Padre,Figlio e Spirito Santo È un dialogo con Dio.
La preghiera ci aiuta a superare quel tremendo momento che è l’agonia, o la disperazione della perdita di una persona cara, ovvero il conflitto estremo tra l’anima e il corpo.

Quando noi preghiamo, da dove parte la nostra preghiera? Dall’altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà, o dal "profondo" di un cuore umile e consumato?

L’umiltà è il fondamento della preghiera.
L’umiltà è la disposizione necessaria per ricevere il dono della preghiera:

«Qui l’uomo è un vero mendicante di Dio».

All’inizio della nostra vita di preghiera fin da piccoli, quasi sempre, si prega così: Signore, ti prometto... Signore, mi impegno... Signore, voglio...Signore farò la brava, Signore ti chiedo salute, serenità….
Poi con il dolore e il ripiegamento sulla disperazione che fa percepire,intravedere il dramma e poi la tragedia, s’impara a pregare in un altro modo, così per esempio:
Signore, spero di donare a te... Signore, confido in te... Signore, imploro questo da te e ti prometto...Signore non mi abbandonare….. Signore io sono sempre accanto a te……..

Finché non si impara a poggiare sulla forza di Dio non si fa molto cammino nella vita cristiana.

 

La preghiera è «aver sete di Dio». «Se tu conoscessi il dono di Dio», diceva Gesù alla Samaritana (Gv 4,10).

 

Questa sete di Dio è una sete che non si sazierà mai perché Dio è l’Infinito e i suoi servi vi presteranno eternamente adorazione.
A me pare che la  preghiera, anche quella di domanda, è una risposta. Sempre. Se partiamo dal presupposto che, come dice S. Paolo, «è lo Spirito Santo che prega in noi», che ci suggerisce le parole da dire, allora la nostra preghiera non è altro che una risposta a questo stimolo che lo Spirito Santo ha in noi.

 

In questi giorni nella prematura perdita di mio fratello Marco ho ascoltato tante espressioni atee, tanta razionalità nel chiedersi perché? Tanti umani “vivi” ma “persi” svuotati  perché io credo che nel mistero della vita e della morte non può esserci forza e potenza se non nel credere e nel pregare. Sono stata perfino compatita da qualcuno perché pregavo, quando lo chiudevano nella bara e quando ho dedicato il mio saluto finale qualcuno è uscito e altri non hanno ascoltato la tua omelia. Allora mi chiedo: come fare a suscitare l’interesse alla preghiera in chi non ce l’ha?

 

Non lo so, non sono un sacerdote…….L’unica cosa che mi viene di dire è che la preghiera è un dono di Dio; uno non lo costruisce questo dono, ne per sè, ne per gli altri. Questo dono non guarda lo status sociale, è per i poveri? Ma può essere un dono- penitenza anche per i ricchi perché ti inchioda a guardare tutti i “Gesù sulla Croce”. Da questo momento non hai più scelta la pentola è aperta, e tutto si tras-forma. La cosa più sana credo  è mettersi in ginocchio cercarlo e implorarlo.

Potrebbe essere la preghiera un’auto-suggestione come spesso mi dicono in tanti?

Dico che potrebbero aver ragione? Forse pregando, ci si autosuggestiona? Ma quella è preghiera falsa. Non è preghiera. La preghiera vera è esattamente l’opposto dell’autosuggestione, è tremenda concretezza, è consapevolezza che si può essere amore e non operare il male verso gli altri. Quando ho pregato sul serio, mi sono messa subito a camminare coi piedi per terra, a dire pane al pane e vino al vino e a cercare la verità dentro di me. Come? Stando nell’ascolto, nel silenzio, nella calma. Quando si prega sul serio non si scherza coi problemi con le quisquiglie. I santi hanno fatto cose sovrumane con la loro concretezza e consapevolezza, perché erano gente che sapevano pregare.

C’è differenza tra “dir preghiere” e pregare?

Sì, la differenza che c’è tra la notte e il giorno, il nero e il bianco, l’acqua e il vino. C’è un abisso. La preghiera non è un gioco di parole, è un rapporto di cuori, è un rapporto di amicizia, pregare è amare. Sì, quando si ama si parla anche, ma l'amore non sta nelle parole, va ben oltre. Nella preghiera ci sono le quattro stagioni: c’è la primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno. Che cosa si fa se è inverno? Si aspetta la primavera. Ecco tutto. Ci vuole pazienza. La vita è pazienza, quella spirituale richiede ancora pazienza. Le stagioni le vedo anche quando prego i misteri del Santo Rosario, dove, come tu mi hai ben insegnato, si ripercorre pregando tutto il Nuovo Testamento, cioè, essenzialmente tutta la vita e morte di Gesù. Secondo me questa è, è stata e lo sarà sempre una preghiera potente sia fatta individualmente che collettivamente.

Mi chiedo ma una massa intera di persone che prega forse è meglio di un individuo isolato?

Forse si? Ma bisogna, almeno questo è il mio pensiero, che la massa preghi veramente. E la massa prega solo se gli individui sanno pregare dal cuore e non dalla mente. Per questo è tanto importante l’educazione degli individui alla ricerca della voce, del soffio, dello spirito, dentro se stessi che porta alla preghiera ,cioè alla manifestazione……...e alla “illuminazione” spirituale per sé e per gli altri.

Qualcuno ha detto:” là dove si prega si decide la storia del mondo”. Che cosa ne dici di questo paradosso?

Fra’ Eric io dico che lo condivido e che mi impressiona. Perché là dove si prega insieme c’è la Chiesa, c’è Cristo che opera, c’è la forza di Dio.
Benedette le comunità di preghiera dove si prega veramente: si respira Dio, si irradia Dio. Basta guardare l’opera straordinaria del nostro Papa Francesco quando predica, annuncia alla folla numerosa abbracciata dai colonnati di piazza S. Pietro. Oppure quando si reca in altri luoghi del mondo. Questa evangelizzazione contagia anche chi non crede, o crede in un altro Dio e lascia testimonianza dell’importanza della pace che emana, unita alla scoperta del bisogno che l’uomo ha di ritrovarsi nel vivere la spiritualità, nell’adorare e pregare Dio.

Quando si canta in chiesa mi sembra di pregare due volte” . L’inno, il gloria, il gaudio anche questa è preghiera di gioia , di festa, di rinnovamento Sì, chissà, forse bisogna però formarsi anche al canto-preghiera. Il canto dissipa la tristezza anche, quando non è preghiera. E’ utile, nel canto, scandagliare la profondità della nostra intimità con Dio. Non si arriva con facilità a cambiare il canto in preghiera se non si fanno sforzi, per esternare la spiritualità. 

Si arriva cioè al consiglio che Paolo dà nella lettera agli Efesini (capitolo VI):

“Attingete la forza nel Signore, nel vigore della sua potenza “.

 

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Comunque volevo dirti che Il Padre Nostro è fra le mie preghiere preferite e ogni domanda, a me pare un atto di amore leggendolo da vicino.

Dimmi poi cosa ne pensi?

Padre nostro:
Gesù insegna la preghiera come un rapporto affettuoso di un figlio verso il padre.

Sia santificato il tuo nome:
Padre, che la tua persona sia accolta, benedetta, amata da tutti.

Venga il tuo regno:
Padre, abita, regna nel cuore dell’uomo, di ogni uomo.

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra:
Padre, che il nostro amore sia fattivo, modellato su quello di Cristo: “non la mia, ma la tua volontà sia fatta “.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano:
Padre, da’ il tuo sostegno materiale e spirituale a me e a tutti i fratelli.

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
Padre, perdonaci e insieme costringi il nostro cuore al perdono di ogni fratello.

Non ci indurre in tentazione:
Padre, salvaci dal pericolo di tradirti, vogliamo amarti con tutte le forze.

Ma liberaci dal male:
Padre liberaci da ogni cosa che ci allontana dal tuo amore.                          Mary

 

                                                                                                                                             

INFINE CARO ERIC (*), FRATELLO SPIRITUALE TI FACCIO QUESTO DONO

ovvero questo gioiello, per onorarti della mia eterna stima e gratitudine:

"Più cose opera la preghiera di quelle che il mondo possa sognare. Lascia pertanto che la tua voce zampilli come una fonte per me, notte e giorno. Che cos'è l'uomo più di una pecora o di una capra che nutre una vita cieca dentro il proprio cervello se, conoscendo Dio, non alza le mani in preghiera per se stesso e per quelli che lo chiamano amico? E così l'intera terra rotonda, da ogni parte è legata con catene d'oro ai piedi di Dio". 

      Telinyson

(*) L'autore si riferisce a padre Eric, il cappuccino che l'ha assisitita durante tutto il percorso di dolore.